FANTASMI E MISTERI
GUIDO MALAGOLI
In ogni castello che si rispetti pare che ci sia un fantasma che gironzola sferragliando con rumore di catene o, se proprio c’è scarsità di fantasmi, è sufficiente una stanza “dove ci si sente”. Va bene che il castello di Soliera non ha avuto una storia di guerreggiatori, di amorazzi illeciti e di vendette, ma almeno un fantasma, anche piccolo, una materializzazione in costume storico, dovrebbe averlo. Se proprio manca il fantasma col lenzuolo, un paese che si rispetti non dovrebbe privarsi del segreto di una pentola nascosta con marenghi d’oro e di una leggenda misteriosa come accade in tutti i luoghi storici del passato, perché alla gente piace il mondo oscuro popolato da mostri, le sedute medianiche con tavolini che ballano, esorcisti vade retro Satana, che fanno andare in pelle d’oca.
Una leggenda, diciamo un embrione di leggenda, io l’ho sentita raccontare a Soliera. Non ricordo da chi, ma è meglio così.
Pare, dicono, si diceva … qualcuno è certo che dal castello partisse un tunnel. C’è chi dice in direzione del Casino dei Vecchi e chi dice verso la Corte. Sarà!? Ma da dove iniziava con precisione ‘sto buco?
Forse dal pozzo artesiano che esisteva anni e annorum fa al centro del cortile della rocca ?
No, è meglio farlo partire dai lugubri sotterranei del castello che pochi avevano visitato e per questa ragione ad essi si poteva attribuire ogni malefatta compresa la presenza di una sala di tortura e di un pozzo rasoio.
Bastava un po’ di fantasia per fare paura nell’ombra della notte.
Secondo la nostra innocua leggenda, i signori marchesi Campori, o altri cavalieri e guerrieri, in caso di pericolo potevano rifugiarsi nel Casino Vecchi infilandosi nel presunto corridoio sotterraneo. E’ pur vero che a quei tempi la litigiosità era frequente anche tra parenti e affini, basta pensare al famoso Passerino Bonacolsi che nel 1300 ne fece di tutti i colori o al disaccordo tra Giberto Pio III e il cugino Alberto che si concluse alla fine del 1400 con la consegna di Soliera a Sassuolo, per non parlare di Marco Pio che cent’anni dopo venne “sparato” proditoriamente e in tal modo gli Estensi di Modena poterono riprendersi il marchesato di Soliera.
Tutte vicende dinastiche intricate che oggi sembrano fole, ma che sono accadute veramente con ammazzamenti a tutto spiano, gente trucidata, lotte fratricide e vendette d’onore tanto è vero che in molti castelli esistono passaggi segreti e raffinati congegni meccanici per facilitare la fuga di uomini e donne infedeli col pallore sul viso come la povera dama Bianca dei Pio di Carpi che poi fece una brutta fine.
Domandiamoci: il leggendario tunnel di Soliera fu usato come nascondiglio?
Qualcuno mormora, qualcuno crede, qualcun altro inventa che anche i partigiani nel 1944-45 usarono il tunnel come rifugio.
Le leggende metropolitane piacciono alla gente, creano un’aura di saga molto di moda oggi. Ditemi voi: che senso ha credere all’esistenza di un tunnel in partenza per Castello-Casino Vecchi-Corte? Un chilometro di tunnel, segretissimo, in una terra argillosa e panoramica come la nostra?
Roba da matti, eppure qualcuno sospetta che … Lasciamolo sospettare in pace.
Che i partigiani si nascondessero dove capitava è cosa nota. Per necessità, partigiano o soldato renitente che fosse, qualcuno scavò una buca in campagna vicina al casotto degli attrezzi mimetizzandola con terra ed erba, uno scavò un rifugio nella stalla sotto la posta di una vacca e lo ricoprì di assi e di paglia, altri allestirono luoghi sicuri in muratura nei solai con doppie pareti, ma nessuno, giuro e stragiuro, cercò rifugio nel tunnel che non esisteva.
9 dicembre 2020