GLI AMBULANTI DEL MERCATO
Guido Malagoli
Una frase irriguardosa riferita alla confusione chiassosa femminile diceva: ” Tre donne fanno un mercato e quattro una fiera”.
E’ una frase popolare oggi in disuso. Anzi mi sento di dire: ben vengano tre donne a fare mercato, ben vengano anche tre uomini a fare mercato perché di mercato c’è bisogno. Intendo dire che, personalmente, sono stufo di andare nei supermercati, sono stufo di parlare con la macchinetta elettronica: inserisca la carta … vuole lo scont … digiti il codice … ritiri la carta … Sono stufo di cavarmi gli occhi per leggere le etichette con le istruzioni di cottura, i tempi, i modi, le scadenze, gli sconti tre per due, i bollini sì o no , metti un solo prodotto in ogni sacchetto … rilettura … accidenti alla rilettura. Stufo. Nel mio DNA ci sono ancora i negozietti piccoli, pieni di roba apparentemente disordinata come sul bischetto del calzolaio dove magicamente salta fuori tra le mani del proprietario o del commesso qualunque cosa tu cerchi Meglio il proprietario che ti guarda e ti sorride perché c’è, quella cosa che cerchi c’è, lui ce l’ha e tu stentavi a crederlo.
Ricordo con emozione i negozietti che avevano un odore proprio che li differenziava dagli altri. Vuoi mettere le macellerie dove i quarti di bove li vedevi penzolare dai ganci accanto a te e il macellaio tra i marmi bianchi di Carrara, in alto, come un dio sacrificale, con la mannaia tagliava i tranci di carne e di osso e li cacciava nel foglione di carta strappata da un altro gancio, faceva su il cartoccio e te lo allungava dall’alto come una benedizione?
Mi dò pace. Quei negozietti sono ineluttabilmente scomparsi. Forse ne è rimasto qualcuno nei paesini di montagna dove capiti inaspettatamente quel giorno che non hai visto l’indicazione stradale e ti sei smarrito e così t’imbatti nella preistoria del commercio e ti meravigli che accettino gli euro anziché lo scambio di beni in natura. Esagero a dire preistoria. E’ semplicemente storia vintage. La vera preistoria pochi l’hanno conosciuta. Era quella degli ambulanti che andavano nelle case, nelle aie al tempo della mietitura o dopo la risaia, nelle stalle, arrivavano chi in bicicletta, chi col carretto e il cavallo, i più evoluti con il furgoncino tipo Ape e ti sciorinavano davanti al viso pezze di stoffa “ Guardate donne che bellezza!” padelle e pentole, scope e gnocco di castagne ancora caldo. Ecco quello è il periodo Giurassico del commercio, lo stesso dei dinosauri.
Per fortuna sono rimasti vivi i mercati, i banchi in piazza. A Soliera ne abbiamo ben due, martedì e sabato ed è una benedizione. Tu passi in mezzo ai banchi, guardi, ti avvicini, tocchi una maglietta, sorridi all’ambulante, fai capire che tra un po’ ripasserai però prima soddisfi la legittima curiosità del “prima vediamo che cosa c’è di nuovo” poi incontri un amico: “Oh ciao, da quanto tempo…” o incontri un’amica: “Oh ciao, anche tu qui?” e ti fermi a parlare. Cioè ti fermi e fai mercato, dai sostanza alla parola stessa che identifica il luogo.
Parlate a voce alta, vi fermate indifferenti proprio in mezzo alla gente che è costretta a scansarvi per passare, non vi importa se gli altri sentono i vostri affari privati, se sei stato alle Terme di Cervia per certe infiammazioni che … ma non parliamone, o se il nipote ha messo il primo dente e “aspetta che ti faccio vedere la foto” e cominciate a raspare nella borsa per trovare la foto o il telefonino che “Chissà dov’è finito!”
Ma non finisce qui. Dopo le chiacchiere con gli amici e le amiche, è la volta dell’ambulante. Il bello del mercato è che ti fidelizzi a quel banco e prima di tradirlo per avvicinarti a un altro simile, ti senti l’animo del malfattore e cerchi di confonderti tra la folla. Proprio così perché l’ambulante non è più un estraneo, ma col tempo è diventato tuo amico e ti riconosce, come il barbiere appena apri la porta del negozio.
Oggi, con le mascherine del Covid sul viso, il riconoscimento non è immediato, ma dopo le prime parole formali, capisci che lui/lei ti ha riconosciuto e in quel momento scatta l’operazione amicizia. Il/la negoziante sa ciò che ti piace, ti suggerisce l’acquisto, ti mostra questo e quello, mica gli sa fatica, ti fa vedere gli ultimi arrivi, ti parla con gentilezza e competenza e nel mezzo ci infila qualche riferimento personale che fa tanto piacere: “E la cagnolina come sta … com’è che non l’ha presa con sè oggi?” Da quel momento perdi la testa e ti lanci in spiegazioni veterinarie accuratissime intercalate da vaghi intermezzi: “Anche un mazzo di ravanelli … due peperoni, gialli o rossi…faccia lei. Poverina se l’avesse vista stamattina in che stato … ” Come si fa a dire che il mercato è confusione chiassosa? Mercato è confidenza, conforto, sorpresa, condivisione, confessione e molto altro.
Io, per esempio, quando vado dal pescivendolo, accetto tutto il suo sapere e la sua esperienza. “Oggi vorrei fare qualche sarda fritta …” “Mmmm! Questo è il periodo che vanno in frega … Se le vuoi, le ho qui … Perchè non prendi questi sgombri?”
Li guardo. Sono belli. Adesso le sarde mi sembrano bruttine, meno appetibili, spente. “Sgombri, sì, voglio quelli!”
“Come li fai?” “Pensavo fritti” “Meglio al cartoccio … o con olive e pomodorini …” Con l’abilità di un chirurgo li pulisce e contemporaneamente mi elenca le ricette migliori per cucinarli. “Prendi, ti regalo anche qualche gamberetto!” Vado a casa con il cartoccio degli sgombri e mi sembra di avere un tesoretto nella borsa. Il supermercato, dite? Non esiste. Non potrà mai raggiungere tale perfetta fusione d’intenti e di feeling ittico.
E che mi dite della zip della felpa che si è rotta, della cerniera che s’incaglia? Non esiste un altro luogo a cercarlo col lanternino dove trovi due mani sapienti che ti sistemano l’indumento che credevi perduto per sempre: il mercato, solo lì avviene sotto i tuoi occhi il miracolo della riparazione.
Il luogo del mercato. Qui sono intransigente. Il mercato è – deve essere – in piazza. Rigorosamente in piazza.
Se per qualche inderogabile necessità viene spostato temporaneamente in altro luogo, come nella strada del bocciodromo, il mercato perde il suo appeal, il fascino antico e amichevole, per diventare una lunga e convenzionale fila di banchi. Belli, pieni di suggestioni e di merce esposta come si deve, ma … che posso dire? Lo trovo meno affascinante, come una bella donna che si sveglia al mattino senza trucco e il suo viso accusa la fatica della notte. In piazza, invece, soprattutto nella piazza rinnovata, il mercato è come una donna nel pieno della floridezza, circondato dalle case, dalla storia del castello, dai ricordi, dalle voci che rimbalzano sotto i portici. La gente si sente unita in un comune intento commerciale e salottiero.
I nostri commercianti sanno tutto questo e se ne compiacciono, come si deduce da alcune loro testimonianze raccolte dal nostro gruppo di lavoro “Mappa di Comunità” sulla base della seguente scaletta di lavoro:
- QUANDO AVETE INIZIATO A FREQUENTARE IL MERCATO DI SOLIERA?
- TRATTATE DA SEMPRE LO STESSO TIPO DI MERCE O NEL TEMPO AVETE CAMBIATO TIPOLOGIA?
- A SOLIERA VENITE ENTRAMBI I GIORNI DI MERCATO O SOLO UNO DEI DUE E QUALE?
- NEL CORSO DEL TEMPO IL MERCATO HA CAMBIATO PIU’ VOLTE COLLOCAZIONE. VOI QUALE PREFERITE E PERCHE’?
- CHE TIPO DI CLIENTI SONO I SOLIERESI? SONO CAMBIATI RISPETTO A TEMPO ADDIETRO?
- AVETE ANCHE CLIENTI EXTRACOMUNITARI? COME VI TROVATE CON LORO?
- L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE SI DIMOSTRA COMPRENSIVA E COLLABORATIVA CON LE VOSTRE ESIGENZE?
- AVETE CREATO DEI BUONI RAPPORTI DI “VICINATO” CON LE ALTRE PERSONE CHE ESERCITANO COME VOI L’ATTIVITA’ DI AMBULANTE?
- AVETE QUALCHE DESIDERIO O QUALCHE CONSIGLIO?
- AVETE UNA STORIELLA, UN ANEDDOTO, UN EPISODIO PARTICOLARE DA RACCONTARE?
Ecco alcune testimonianze raccolte da Marzia.
1) L’attività’ di commercio ambulante é stata avviata dai miei genitori i quali hanno cominciato a frequentare il mercato di Soliera verso la fine degli anni Settanta.
2) Mio padre iniziò questa attività vendendo intimo, ma dopo poco tempo é passato alla vendita di abbigliamento e anche io subentrando come titolare ho continuato con la stessa tipologia merceologica.
3) A Soliera siamo presenti sia il martedì che il sabato.
4) La collocazione ideale del mercato è sempre, a mio parere, quella nel centro storico di ogni paese, perché consente un maggior afflusso della clientela, e permette al mercato stesso di svolgere un’altra importante funzione cioè quella di favorire la socialità tra la cittadinanza e vivacizzare così la vita del paese.
5) La clientela solierese è abbastanza affezionata al mercato ma nel corso del tempo si è alzata l’età media dei frequentatori in quanto le nuove generazioni si rivolgono anche a catene commerciali globali e all’ offerta online.
6) Tra i nostri clienti ci sono anche extracomunitari che, in linea di massima, hanno assimilato le abitudini commerciali locali.
7) In un lasso di tempo così lungo ci sono state amministrazioni più o meno sensibili alle nostre esigenze e alcune di queste non sempre hanno tenuto nella giusta considerazione le richieste e le competenze di coloro che operano in questo settore da decenni .
8) Da sempre ,salvo rarissime eccezioni, i rapporti tra colleghi sono decisamente positivi.
9) Il desiderio più impellente é che il mercato torni al più presto nella sua sede originaria nel centro del paese. Inoltre, il consiglio che mi sento di dare, per non danneggiare i due mercati settimanali, che in un paese delle dimensioni di Soliera sono più che sufficienti, e’ di evitare di destinare risorse a mercati aggiuntivi, ma piuttosto investire per promuovere quelli già esistenti che in seguito alla crisi economica e alla forte concorrenza dei centri commerciali soffrono parecchio.
10) —-
Gianluca Magnani
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Ho iniziato a frequentare di mercato di Soliera come commerciante 25 anni fa, scegliendo di vendere in particolar modo un tipo di merceologia rappresentativo delle specializzazioni del nostro territorio e che fosse prodotto di zona: si tratta di abbigliamento e in particolar modo di maglieria. L’acquisto di prodotto in stock inoltre mi ha permesso di acquistare a prezzi abbordabili e di conseguenza rendere accessibile e a portata di tutti un prodotto di alta qualità, tutt’ora proseguo con questo tipo di vendita, cercando di rimanere fedele al prodotto che ho sempre trattato, anche se al giorno d’oggi è diventato più difficile reperire la merce a causa della chiusura o delocalizzazione di alcune aziende.
Quando ho iniziato a Soliera facevo un solo giorno, il sabato, ma mi è bastato poco per innamorarmi della gente che lo frequenta, cosi ho deciso di introdurre anche il martedi.
Soliera ha un centro storico molto raccolto che accoglie chi lo frequenta con molto calore, con il recente restauro risulta ancora più pulito e ordinato, quindi credo che con alcune iniziative che insieme all’amministrazione potremmo studiare, potrebbe diventare sempre più frequentato.
La mia clientela è molto varia, va dalla signora più anziana che oramai frequenta il mio banco da decenni, passando per la figlia e la nipote.
La cosa più bella è che tutte a loro modo, mi fanno sentire lusingata, addirittura, recentemente, mi è capitato che anziché chiedermi lo sconto, fosse la cliente stessa a lasciare a me “il caffè”! Piccole cose che ti riempiono di gioia, facendoti sentire grata per quello che fai e che ti danno conferma di quanto calore ci sia nella piazza di Soliera.
Paola Silvestri (Mercoledi 7 luglio 2021 ore 17.58)
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Mi chiamo Angelo Barbanti e faccio questo lavoro tramandato da mio padre dal 1959, a cui partecipò come primi 5 banchi storici del mercato.
Mio padre oltre che al mercato girava per le case e aveva tutto da vendere, dalla biancheria ai detersivi alle scope …
Anche io ho cominciato vendendo di tutto, poi mi sono specializzato nell’ intimo vendendo sia il martedi che il sabato a Soliera.
A noi ci piace stare nel centro storico e nella nostra postazione.
Oggi i clienti sono cambiati, come sono cambiati i tempi del commercio, perché quando io ho iniziato, parliamo degli anni 80-90 avevamo i clienti che venivano molto presto, non c’erano ancora i supermercati, e la gente veniva al mattino presto, verso le 7… io mettevo giù il banco verso le 5.30 …oggi fare questo è impensabile, perché c’è tutto aperto a qualsiasi ora, la gente veniva prima di andare al lavoro, e in pausa pranzo, ora non più …
Ho pochi clienti extra comunitari, perché loro hanno un badget di spesa molto basso e io ho merce più cara. Con loro però ho buoni rapporti
Modena è il mercato più triste che ho, perché tutto si basa sul prezzo e non sulla qualità, nei mercati piccoli c’è ancora questa cultura, ma in quelli grandi non c’è più!
L’amministrazione comunale non ci considera più di tanto, ci ha sempre considerato poco o come un problema , si serve di noi solo per eventi specifici, ma sarebbe importante che si capisse che noi siamo una risorsa per il paese e non un problema, poche volte abbiamo avuto assessori collaborativi…
Angelo Barbanti
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Mi chiamo Matteo, ho 39 anni e da quasi vent’anni vendo frutta e verdura al mercato.
Nel novembre del 2009 ho iniziato a vendere la stessa merce a Soliera nelle giornate di martedi e sabato, e nonostante i cambiamenti di postazione le persone di Soliera ci raggiungono indistintamente e volentieri, perché pensiamo si siano affezionate a noi, dico siamo perché insieme a me collaborano mia moglie e altre persone…
inizialmente erano molto diffidenti le persone di Soliera, forse perché non ci conoscevano, ma poi col tempo, hanno acquisito fiducia e ora si fidano ciecamente.
Abbiamo pochi clienti extracomunitari, ma anche con loro abbiamo un buon rapporto, anche se con un approccio diverso.
L’amministrazione comunale ha sempre soddisfatto le nostre esigenze e le nostre richieste quando è stato possibile.
Con le persone che “esercitano” vicino a noi, abbiamo instaurato dei buoni rapporti di amicizia e stima reciproca.
Ci piacerebbe tanto tornare a lavorare nella piazza, un luogo a noi caro che ci permette di collaborare meglio con tutti i nostri colleghi.
Una delle “scoperte” di Soliera è stato conoscere Riccardo, un ragazzo con qualche difficoltà caratteriale, ma con tanto buon cuore e molto altruista. Lui si offre di fare la spesa ogni settimana per qualche anziano della zona che ha difficoltà di spostamento, gliela porta a casa in bicicletta … in questo modo lui si sente utile e importante per loro, bravissimo!
Per noi è bellissimo vedere come si impegna, e vedere la sua felicità che lo assale nel rendersi utile per gli altri … ci regala un sacco di emozioni!
È una cosa unica che non abbiamo mai visto e vissuto in nessun altro mercato.
Grazie Riccardo!!
Matteo Spallanzani
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Siamo i fratelli Mauro e Angelo Tranfaglia, nel 74 abbiamo iniziato a vendere frutta e verdura con nostra madre, e abbiamo sempre venduto la stessa merce sia il martedi che il sabato.
Il luogo in cui ci piace stare è sempre il centro storico, nel piazzale Loschi le cose sono diverse, non ha odore di mercato ma di vendita e stop.
I solieresi non sono cambiati, anzi sono tra i migliori compratori dei nostri mercati.
Non abbiamo clienti extracomunitari, ma con chi invece ha il banco abbiamo ottimi rapporti.
Non sempre l’amministrazione comunale ha esaudito le nostre richieste, e abbiamo buonissimi rapporti con tutti i nostri colleghi.
Da noi viene il signor Bonaccini come buon cliente, da sempre ci racconta che lui insieme alla moglie andava al festival di Sanremo, per dieci anni hanno partecipato al festival insieme, una gran bella esperienza per loro che ora non possono più viverla perché la moglie non c’è più…ci raccontava anche aneddoti della sua ditta di box docce, che inizialmente è partita come una semplice stireria … lui come molti altri clienti, oramai fanno parte della nostra vita.
10 o 20 anni fa mio fratello andò a fare un percorso in bicicletta in Liguria, e siccome tutti chiedevano dov’era io mi ero inventato che era andato al festival di Sanremo a cantare, e cosi tutti a chiedere come sarebbe tornato esausto e felice …
Mauro e Angelo Tranfaglia
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A nome di tanti solieresi, vi ringrazio amici commercianti per le fatiche che fate per apparecchiare alla mattina presto il vostro banco: pioggia, neve o tempesta; vi ringrazio per quelle giornate pessime di gelo nelle quali, se va bene, mettete nel cassetto sì e no i soldi per pagare il posteggio e tornate a casa con le mani e i piedi congelati; vi ringrazio per la pazienza che portate verso qualche cliente intollerante che crede di essere chissà chi; vi ringrazio perché il vostro lavoro mantiene viva la tradizione del mercato che lotta tenacemente contro le sfacciate sirene dei supermercati. Siate fieri della nuova piazza perché più bella di così … E’ il salotto buono della città e voi commercianti, con le vostre esposizioni colorate, rappresentate l’arredamento moderno e spensierato che si rinnova settimanalmente.
Termino con un ricordo personale. Un tempo nei salotti con il pavimento di pietre rosse tirate a cera si strisciava con le pattine sotto le ciabatte… spero che tutte le persone che metteranno piede in piazza sappiano apprezzare la bellezza della nuova pavimentazione e abbiano i dovuti riguardi. Senza pattine, naturalmente!
>>“Il mercato del sabato”<< nota storica di Azzurro Manicardi.