L’ALLUVIONE A SOLIERA
Guido Malagoli
Il 4 novembre del 1966 fu una data funesta per Soliera. Quel giorno l’onda di piena del Secchia ruppe gli argini e invase la campagna.
Una fitta pioggia incessante si era abbattuta sull’intero territorio emiliano nei giorni precedenti. Colpì in particolare l’Appennino causando l’ingrossamento dei principali corsi d’acqua.
Con l’arrivo della piena si verificò nel Secchia una falla sull’argine sinistro in prossimità di Villanova e Sozzigalli.
Quella che allagò il nostro territorio fu un’alluvione molto meno disastrosa del Polesine, ma causò ugualmente molti danni: l’acqua invase i campi e in alcune zone del nostro comune arrivò fino al primo piano, parecchi animali annegarono e ciò costituì una gran perdita per i contadini e gli agricoltori che persero sia la casa che il lavoro.
I primi edifici del centro abitato di Soliera furono raggiunti dall’acqua dopo circa 3 ore dall’istante in cui l’argine cedette. Successivamente, dopo circa 11 ore, l’acqua allagò le zone Sud dell’abitato e la zona artigianale. Anche parte della frazione di Limidi venne interessata dall’inondazione nelle ore successive. In breve tempo scattò l’intervento dei vigili del fuoco e della protezione civile alla quale si unì quella forza collettiva che si chiama “volontariato” il quale è dotato di uno strumento tanto formidabile quanto insostituibile: il “reciproco aiuto”.
Alcuni misero a disposizione piccole imbarcazioni per soccorrere le persone rimaste bloccate nei piani alti delle case, altri, invece, facendo da sentinelle con turni di 8 ore ciascuno, osservando e sorvegliando l’argine nelle ore notturne restarono vigili per dare l’allarme in caso di una nuova ondata di piena. Fu istituito anche “al guardian dal Sècia” (Guardiano del Secchia), una sorta di custode che aveva il compito di avvertire la popolazione nel caso l’acqua raggiungesse un livello superiore ai saldèin (le golene).Quando l’acqua cominciò a defluire, tantissimi, badili alla mano, si unirono per pulire strade, cantine, pollai e abitazioni invase dall’acqua e dal fango e salvare il salvabile.
Stradi Primo che aveva da poco terminato la costruzione della sua casa, vedendola invasa da mezzo metro d’acqua bofonchiava al vento: “ Sa torn a nàser a fagh la cà inzèma a ‘na muntagna…!” Il nostro paese tornò in poco tempo alla normalità.
>>“Alluvione 4 novembre 1966”<< nota storica di Azzurro Manicardi.
>>“L’alluvione del 1966”<< da “La mia Soliera” di Azzurro Manicardi.