Mario al scarpulèin
Guido Malagoli

Io in piedi, in attesa, lui seduto curvo sul bischetto. Osservavo dal di sopra: era un bell’ovale lucido, marmoreo. Rosato veronese, liscio.
Avete già capito di che cosa sto parlando: della testa di una delle figure più interessanti di Soliera, il nostro amico Mario, calzolaio per vocazione e per beneficio di tutti noi.
Chi aveva il coraggio di confrontare la sua bottega, di medioevale e caotico sapore artigianale, con l’asettica “Risuolatura e tacchi” delle Coop?
Non c’era confronto.
Da Mario si respirava aria di cose d’altri tempi, genuine, integre, vere.
Prendete, ad esempio, il suo concetto di spazio-tempo.
Il Nostro sapeva, e lo dimostrava nei fatti, che lo spazio non è soltanto infinito ma in continua espansione.
E il tempo? Una semplice categoria della mente.
Infatti Mario non si lasciava “agire” dal banale tempo cronologico, ma era lui stesso che misurava gli accadimenti con il ritmo del suo tempo interiore. Per lui un’ora va-leva…quel che decideva in quel preciso momento: poteva valere due, tre, forse an-che due giorni o, se proprio si concentrava, due mesi. Le vostre scarpe annegavano sepolte da una frana di consorelle, ma al momento opportuno – che egli saggiamente decideva – uscivano come Venere dall’acqua, come per incanto e, nonostante la vostra incredulità, erano proprio le vostre.
Ecco signori, questo era l’uomo, il filosofo, l’esteta, l’uomo al di sopra del tempo e dello spazio. Anche quando la vostra attesa era implacabilmente scandita dalle lancette del vostro orologio tiranno e vi rendeva impazienti e nevrotici individui del 2000, egli -pacatamente- vi narrava del Bene e del Male, del certo e dell’incerto, del possibile e del probabile.
Grazie Mario -calzolaio per vocazione e artista ciabattino- ci hai insegnato (ma pochi di noi l’hanno capito) che cosa significhi adeguare la vita al nostro tempo interiore.

3 dicembre 2020