Il centro storico-di tutto un po’
Costante Salardi

Il torneo dell’amico
All’inizio degli anni settanta iniziarono le partite di calcetto del torneo dell’amico. Era organizzato dalla parrocchia di Soliera e le partite si svolgevano nel campetti dietro alla chiesa. Era un torneo estivo con regolamento a volte improvvisato e impreciso. I giocatori erano calciatori amatoriali di diverse età: ragazzi e adulti. Alcuni giocavano anche nella squadra del Soliera calcio. C’era in palio una coppa a fine campionato. Nel corso degli anni settanta il torneo crebbe di importanza e aumentò il pubblico sempre più numeroso che veniva anche da fuori. All’epoca avevo dodici anni e andavo ad assistere alle partite che erano gratuite e venivano giocate verso sera alle diciotto e trenta.
Col tempo anche i giocatori vennero selezionati, anch’io ho giocato un paio di volte. Il pubblico si affollava sul muretto nella piazzetta della torre campanaria a fianco della parete dei bagni pubblici. Il gestore dei bagni pubblici era Leo, un tipo stravagante. Ci sedevamo a cavalcioni del muretto, in questa zona si riunivano gli ultrà, rappresentanti dei proletari e degli emarginati. Ogni settore aveva un nome, il settore del muretto si chiamava Leo, anche se già allora l’edificio dei bagni pubblici era chiuso e lui era andato in pensione. Poi c’era la curva Tosi, dal cognome di una coppia padre e figlio, il genitore era uno spettatore e il figlio un giocatore. Questa curva era frequentata da gente bigotta e chiesaiola. Il vecchio Tosi veniva agghindato come un giocatore di primordine, era socio dell’ingegnere Lodi ed era preso di mira dalle battutacce della curva Leo. Poi c’era la curva Magoni, verso sud, il nome era riferito al fatto che alle spalle c’era la casa di Luppi ,il pollivendolo. I più facinorosi erano quelli della curva Leo dove c’erano i più giovani, ragazzi di quattordici anni che già lavoravano come operai.
Negli anni ottanta il Bar Marzia e la ditta Confezioni Fabiola iniziarono a sponsorizzare i giocatori e da lì nacque il vero torneo . Per protestare e farsi sentire arrivavano in campo anche delle vecchie sedie lanciate dalla curva Leo e qualche sacco di pattume che gli ultrà prendevano dai cassonetti posizionati in fondo alla piazzetta campanaria.
Leo ha letto per anni sempre lo stesso libro: il capitale di Marx e ha continuato a leggerlo anche in casa i riposo dove è rimasto fino a pochi anni fa ormai novantenne. Era soprannominato “Cécolèta” per evidenziare di contrasto il colore bianchissimo della sua pelle, pare non fosse mai uscito da Soliera , né si fosse mai svestito o esposto al sole, non aveva mai visto il mare.
ll palazzone è nato alla fine degli anni cinquanta, ci abitava mia zia e prima c’era un locale da ballo che occupava tutta l’area: La conca verde. Alla fine degli anni settanta c’era un locale grande: il Medusa, collocato vicino ai giardinetti del monumento ai caduti. Questo locale invitava molti personaggi famosi dello spettacolo come Gino Bramieri che alloggiavano in un altro locale “Da Cesaro” dove c’era un albergo, il ristorante e il bar. Qui si facevano cerimonie ,matrimoni ed era gestito dalla famiglia Lodi. Mia madre faceva servizio ai tavoli nel fine settimana ed era frequentato da tutti gli uomini del paese di ogni età. La gente più anziana andava all’osteria da Lancellotti che era una piccola casa di campagna a fianco dell’unico campo da tennis molto frequentato dai solieresi. Mio nonno Avanti, che aveva avuto questo nome dal padre fervente socialista, alzava spesso il gomito con il vino. Una volta era così brillo che mi ha lasciato in braccio all’ostessa ed è tornato a casa col passeggino vuoto facendo infuriare mia madre. Molti anziani erano alcolisti e restavano al bar fino a tardi il sabato e domenica. In estate si sentiva cantare fino alle due di notte, erano gli ubriachi dell’osteria.
Tutti e due i calzolai del paese si chiamavano Mario. Uno aveva settant’anni, era scontroso ma preciso. L’altro, Mario Barbieri, era confusionario ,ma trovava sempre miracolosamente le tue paia di scarpe in mezzo a un enorme mucchio che occupava quasi tutto lo spazio del suo bugigattolo.
Il mulino vecchio era una casa diroccata ed è stato ristrutturato negli anni ottanta quando sono nate le organizzazioni culturali con il centro giovani.
Di fronte al palazzone c’era un altro locale , IL Luppolo, dopo è diventato il Movida, era un locale per giovani, negli anni ottanta hanno aperto molti bar, c’erano anche locali notturni per adulti e altri che si chiamavano birrerie dove però c’era poco spazio e non si poteva leggere il giornale, giocare a carte o a bigliardo come nei vecchi bar.
La scuola di pittura è nata nel novanta. Il primo anno era nella sala Arci di Secchia, nella vecchia casa del popolo creata dagli ex partigiani per le loro riunioni politiche. Ho iniziato a frequentarla a quattordici anni nelle sale del primo piano che era uno spazio giovani dove si poteva giocare e sentire musica. Poi si è spostata al mulino nuovo, poi è stata nella sede della scuola elementare di via Roma, poi al castello Campori prima della ristrutturazione e per molti anni nel capannone di via Verdi. Da cinque anni ha sede al nuovo mulino.
Fino agli anni ottanta i ragazzi sono cresciuti nei bar, giocando al flipper, al bigliardo, a carte. C’era una biblioteca, ma era poco frequentata dai giovani. L’unico modo per uscire dal paese era la colonia estiva che hanno frequentato tutti i giovani in quegli anni. C’erano grandi compagnie anche di cinquanta persone e alcune si radunavano di fronte al palazzone dove c’era un muretto e un edificio in cui c’era la sede di una radio libera. A Soliera c’erano cinque radio libere , prima della regolamentazione . Solo negli anni settantasette settantotto le ragazze iniziavano ad andare in giro da sole. In estate frequentavano i viali del parco e uscivano come i maschi, ma venivano additate dagli anziani davanti ai bar che facevano commenti ad alta voce incitandole a tornare a casa a occuparsi della casa. Il bar era l’unico luogo di aggregazione e contatto fra generazioni dove i ragazzi crescevano ascoltando le storie degli adulti e degli anziani che li facevano riflettere e maturare contenendo la loro irrequietezza giovanile.

26 dicembre 2020